Storia del pecorino della Val d'Orcia Dall'età del bronzo sino al dopoguerra

Società Cooperativa Val d'Orcia - Società Agricola

Augusto De Bellis, Il cacio pecorino tra storia e tradizione, Montepulciano, Editori del Grifo, 1982, p.51



La Val d'Orcia, nota per i suoi paesaggi mozzafiato e i sapori autentici, vanta una lunga tradizione legata alla pastorizia. Scopriamo insieme la storia, le tecniche e le curiosità di questa attività che ha plasmato il territorio.



val-d-orcia-pastorizia
Augusto De Bellis, Il cacio pecorino tra storia e tradizione, Montepulciano, Editori del Grifo, 1982, p.15


Ritrovamenti archeologici e civiltà preistoriche


La Val d’Orcia, abitata sin dal Neolitico e dall’Età del Bronzo, è stata oggetto di importanti scoperte archeologiche, come arnesi in pietra, ossa di animali e resti vegetali. Tali ritrovamenti, effettuati nel 1968 vicino a Pienza, testimoniano una civiltà tribale agricolo-pastorale sviluppatasi tra 8000 e 3000 anni fa. La presenza di ossa di caprini e ovini documenta la pratica della pastorizia già nel Neolitico. Inoltre, oggetti come scrematoi suggeriscono l'evoluzione delle tecniche casearie nel tempo. Le testimonianze confermano l’importanza della pastorizia come base economica e culturale dell’area, in continuità con epoche successive.

La transumanza e la dicotomia agricolo-pastorale


Pienza e la Val d’Orcia sono state storicamente caratterizzate dalla transumanza, con greggi che migravano tra pascoli montani e la Maremma. Questa pratica, diffusa già nell’Età del Bronzo, rispondeva alla povertà dei pascoli invernali locali. Tuttavia, per secoli, l’allevamento rimase limitato e condizionato dal dominio feudale e monasteriale, con piccoli greggi gestiti da contadini con risorse limitate. Regolamenti come quelli dello Statuto di Monticchiello del 1442 imponevano restrizioni sull’uso dei pascoli e sul numero di capi posseduti, per evitare danni alle colture e mantenere un equilibrio tra agricoltura e pastorizia.

transumanza-val-d-orcia
Augusto De Bellis, Il cacio pecorino tra storia e tradizione, Montepulciano, Editori del Grifo, 1982, p.17


Evoluzione delle razze ovine e caprine


La pecora, oggi diffusa in tutto il mondo, ha subito notevoli trasformazioni nei suoi caratteri esteriori a causa di fattori come il clima, l'ambiente e le scelte degli allevatori. In Val d’Orcia, la pecora "nostrale" è considerata la più antica e pregiata, frutto di secoli di adattamenti e incroci. Secondo studi storici, come quello del 1905 di Verdiani-Bandi, la pecora valdorciana si distingue per una corporatura tarchiata, vello bianco e finezza mezzana. Incroci significativi con razze come la Merinos, la Vissana e la Massese hanno migliorato la qualità del vello e la resistenza, dando origine a razze locali come la Sopravissana, detta "pecora a testa pesante". Questa evoluzione ha reso la pecora valdorciana un simbolo di adattamento e innovazione, contribuendo alla tradizione pastorale della Val d'Orcia e al miglioramento della produzione di lana e agnelli.

L'allevamento ovino in Val d'Orcia all'alba del novecento


All'inizio del Novecento, l’allevamento delle pecore in Val d’Orcia era il cuore pulsante dell’economia rurale. La pastorizia, frutto di secoli di tradizione, garantiva una produzione diversificata di beni essenziali come latte, formaggi, ricotta, lana e concime, assicurando la sopravvivenza e il sostentamento delle famiglie contadine. Nulla veniva sprecato: il siero era impiegato per alimentare i maiali, mentre il concime ovino fertilizzava i campi, contribuendo alla ciclicità di un’agricoltura profondamente legata alla natura. Le pecore della Val d’Orcia erano note per la loro capacità di produrre latte di qualità, sebbene le condizioni di mungitura non fossero sempre ottimali. Questo latte veniva trasformato in formaggi freschi e stagionati attraverso tecniche artigianali tramandate di generazione in generazione. Ogni pecora, con un investimento iniziale di 12-15 lire, poteva generare una rendita annua di 22 lire, un risultato straordinario per l’epoca. Tuttavia, già agli albori del XX secolo, la Val d’Orcia stava affrontando importanti sfide. L’avanzare della modernità e i cambiamenti sociali iniziavano a minacciare la pastorizia tradizionale, un’attività perlopiù complementare per i contadini locali. Solo decenni dopo, intorno agli anni ’60, l’arrivo dei pastori sardi avrebbe trasformato radicalmente il settore. Con nuove tecniche e un approccio intensivo, essi avrebbero riportato vitalità ai pascoli abbandonati, introducendo un modello più industriale di allevamento. Ma agli inizi del Novecento, la Val d’Orcia era ancora il regno della pastorizia tradizionale. Le colline verdeggianti ospitavano greggi che non solo sostenevano l’economia locale, ma definivano anche l’identità culturale di questa terra, destinata a rimanere un simbolo di eccellenza per la produzione casearia e agricola.

pecorino-val-d-orcia
Augusto De Bellis, Il cacio pecorino tra storia e tradizione, Montepulciano, Editori del Grifo, 1982, p.51


L'immigrazione sarda e l'introduzione della pecora sarda


L'arrivo dei pastori sardi ha segnato una svolta nella pastorizia della Val d'Orcia, un settore che, nonostante le condizioni favorevoli, era in declino. Il contributo più significativo è stato l’introduzione della pecora sarda, una razza capace di adattarsi perfettamente all’ambiente locale e caratterizzata da una resa lattea tre volte superiore rispetto alla pecora nostrale. Tuttavia, non tutti hanno accolto con entusiasmo questa innovazione: la pecora nostrale, infatti, è apprezzata per la sua triplice attitudine (latte, vello e agnelli di qualità), la maggiore resistenza alle malattie e l’abilità di sfruttare pascoli poveri.
In questo contesto, la visione di Don Oscar Guasconi ha dato vita a un cambiamento epocale. Nel 1964, Don Oscar ha fondato il Caseificio Val d'Orcia, trasformando la tradizione pastorale locale in una cooperativa di successo. Grazie al coinvolgimento di oltre 150 soci, il caseificio lavora ogni anno 11 milioni di litri di latte, garantendo ai pastori locali un prezzo equo e stabile. La lungimiranza del fondatore non solo ha valorizzato l’economia della zona, ma ha anche promosso un modello di produzione sostenibile, gettando le basi per il rilancio della pastorizia in Val d’Orcia.

pecora-sarda-val-d-orcia

Il pecorino e la Val d'Orcia oggi


Il pecorino, simbolo della tradizione casearia toscana, trova in Val d'Orcia il suo habitat ideale. Tra colline incantate e pascoli incontaminati, nasce un formaggio unico, espressione di una cultura che unisce sapori autentici e sostenibilità. Oggi, grazie all'impegno di realtà come il Caseificio Val d'Orcia, questa eccellenza gastronomica si rinnova, celebrando una qualità artigianale riconosciuta a livello globale. Scopri i segreti del pecorino e lasciati conquistare dal gusto inconfondibile della Val d’Orcia.

Vuoi saperne di più sulla tradizione casearia della Val d'Orcia? Visita il sito ufficiale del Caseificio Val d'Orcia per scoprire i prodotti unici e la storia che li rende speciali!

Modulo di contatto
Non esitare a contattarci, riceverai subito la tua risposta
     



Ricerca avanzata